"Ogni uomo è colpevole del bene che non ha fatto" intervista a chi ha ben chiaro questo principio di Voltaire
Tre domande a cinque "cuori volontari" come Gabriella Bossi, Alberto Chitti, Fernanda Di Palma, Paola Ferraro, Donatella Sagoleo, in servizio volontario attivo fino all'ultimo giorno prima del lock-down
(Foto © L'Albero delle molte Vite)
L’Albero: Da quanto tempo eserciti il servizio di volontariato e qual è stata la “tua” motivazione quella che ti ha spinto ad intraprendere un’attività, seppur riconosciuta e apprezzata dalla società, impegnativa e gratuita?
Gabriella Bossi: Dobbiamo ritornare all’anno 1988 quando iniziai il mio volontariato ospedaliero con l’associazione ARVAS . (Associazione Regionale Volontari Assistenza Sanitaria). La motivazione, forse un po’ egoistica, è sempre stata il mio bisogno di stare accanto alle persone sane o malate. Nel prosieguo degli anni mi è servito per esorcizzare la paura dell’ospedale e di tutto ciò che in esso avviene, considerando che poi la vita mi ha messo nella posizione di “paziente” più volte. L’ARVAS è la mia associazione principale come volontariato ma non l’unica.
Alberto Chitti: Il mio primo volontariato risale alla metà degli anni ‘90 presso il negozio equo e solidale “La Tenda dei Popoli” dove già mia moglie Gabriella prestava servizio prima di me. Tempo a disposizione e voglia di essere utile sono state le mie motivazioni. Subito dopo ho conosciuto l’Associazione Genitori Adottivi per l’Estero (A.G.A.P.E.), e ne sono diventato socio e volontario attivo sia a Roma (mercatini e occasioni di raccolta fondi) che in India. Il volontariato che è rimasto più vivo nella mia mente è stato quando ho partecipato ad una missione di quindici giorni organizzata dal Movimento Spirituale Cristiano “Anima Universale” per portare aiuti di prima necessità alla popolazione del Gujarat (India) a seguito di un terribile terremoto nel 2001. Successivamente sono andato in pensione e nel 2009 ho conosciuto l'Associazione Gruppo Donatori Volontari “Amici del Servizio Trasfusionale dell'Ospedale G.B. Grassi di Ostia” – ONLUS diventando socio volontario, tuttora attivo. Nel 2019 ho aderito alla neonata associazione “L’Albero delle molte Vite”, che supporta e incoraggia coloro (donne e uomini) che hanno avuto esperienze di malattia oncologica.
Fernanda Di Palma: Ho iniziato la mia “avventura” nel novembre del 2018 con il corso di formazione e il necessario tirocinio; superato l’esame nel maggio del 2019 ero volontaria ARVAS a tutti gli effetti. Avevo sempre pensato di impegnarmi, dopo la pensione, in qualcosa che mi trasmettesse lo stesso entusiasmo provato nella mia attività d’insegnante. Ma vari eventi personali e familiari hanno ritardato questo mio sogno. Non so se ci sia una vera motivazione o fa parte del tuo DNA, una cosa so “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
Paola Ferraro: Sono volontaria dell’associazione ARVAS dal 3 aprile 2014, la mia prima destinazione è stata il DH oncologico dell’ospedale Grassi. Fin dalla giovane età il mio unico desiderio e la mia grande motivazione sono stati mettere al primo posto il malato ed offrire il mio tempo a disposizione di chi soffre. La mia è stata una motivazione forte e consapevole. Anni fa, la mia nipotina di sette anni e la moglie di mio fratello si sono ammalate di cancro. Sono stati anni di dolore e disperazione. Sono stata vicina a loro in tutti i modi per alleviare al massimo le loro sofferenze. Purtroppo immancabilmente sono venute a mancare a distanza di due anni. Tutto questo non mi ha fermato, anzi mi ha fortificato, ed ho proseguito nel dare aiuto a chi ne aveva bisogno.
Nel 2013 mi sono imbattuta in un volantino dell’ARVAS: si richiedevano volontari nell’ambito ospedaliero, così ho accolto il loro invito e mi sono iscritta al previsto corso di formazione. Al termine del corso, superai l’esame con una tesina sui malati oncologici dal titolo “Una scelta fatta con il cuore” e in quell’occasione il presidente dell’ARVAS espresse il desiderio di averne una copia. Subito dopo, chiesi alla responsabile del GOL (Gruppi Operativi Locali) di essere destinata al Reparto Oncologico. Con mio stupore, venni a conoscenza che il signor Cocchi, volontario ARVAS in servizio al DH oncologico da vecchia data, aveva già deciso la mia assegnazione presso il suddetto reparto. Una sana amicizia familiare mi lega tutt’oggi al signor Cocchi. La mia scelta è stata premiata infatti ho conosciuto e apprezzato persone che nonostante la loro sofferenza, dimostrano una sensibilità d’animo davvero encomiabile.
Donatella Sagoleo: Ho sempre avuto nella mia indole la voglia di dedicarmi al prossimo ed il desiderio di fare l'infermiera anzi ancor di più l' ostetrica. Quindi nel lontano 2011 mi sono iscritta al corso di volontariato ARVAS all'ospedale Grassi. Con entusiasmo ed attenzione ho partecipato a tutte le interessantissime lezioni impartite dai vari medici e finalmente sono entrata nel reparto di dialisi e successivamente nel reparto DH oncologico.
L’Albero: Qual era la tua mansione prima che l’emergenza Covid19 e il conseguente lock-down ha, per motivi di sicurezza, sollevato dal servizio di volontariato, tutti gli operatori ufficiali?
Gabriella Bossi: Nei primi anni di volontariato ospedaliero sono stata impiegata in vari reparti per poi rimanere nel reparto Medicina donne e uomini. Adesso mi manca il contatto con le persone a prescindere dal volontariato; in ospedale soprattutto ho avuto modo di conoscere l’umanità nel suo momento di debolezza e soprattutto nel reparto Medicina uomini, l’uomo indifeso privo delle maschere che tutti noi abitualmente ci mettiamo.
Alberto Chitti: Prestavo servizio presso il Servizio Trasfusionale dell’Ospedale Grassi di Ostia come volontario dell’associazione sopra descritta nell’accogliere e facilitare il percorso dei donatori di sangue e al ristoro dopo la donazione. Non vedo l’ora di poter ricominciare…
Fernanda Di Palma: Prestavo servizio nel reparto Dialisi due volte alla settimana; mi occupavo della preparazione della colazione e della sua distribuzione ai pazienti. Era un momento davvero piacevole per loro e per me. Più tardi, prima della visita medica, portavo via i resti e rimettevo in ordine il cucinino. Quando ero libera portavo le richieste di visite specialistiche nei vari reparti o accompagnavo qualche paziente in ambulatorio. Il lunedì invece ero di servizio allo sportello accoglienza e informazioni. Anche questa esperienza è stata molto interessante, potrei raccontare episodi davvero esilaranti!
Paola Ferraro: Il mio servizio consisteva nell’assistere i pazienti che si recavano all’ambulatorio per la prevista terapia. Nello specifico accompagnavo i malati alle visite ed analisi radiologiche. Ero a loro disposizione per qualsiasi necessità anche non sanitaria come distribuire acqua, bibite varie ad ogni richiesta. Cosa importante era parlare con loro in maniera serena e cordiale, rassicurandoli sul prosieguo delle varie terapie. Purtroppo, il servizio di volontariato è stato sospeso, dall’autorità sanitaria per emergenza Covid19. Ho continuato, comunque, ad esercitare il servizio di volontaria nell’associazione “Happy Time” dando assistenza ai ragazzi disabili e non, durante il Laboratorio di fumetto.
Inoltre ho partecipato, con vera gioia, al programma di prevenzione oncologica che forniva uno screening ai cittadini appartenenti all’ASL Roma3 , organizzato dalla dottoressa Noviello, con la partecipazione di molti dei soci dell’associazione “L’Albero delle molte Vite”. Grazie a queste associazioni ho avuto il piacere di sentirmi utile per la comunità mettendomi a disposizione per l’accoglienza di chi usufruiva del servizio.
Donatella Sagoleo: Nel reparto Dialisi portavo ai pazienti la merenda e spesso mi soffermavo a parlare con loro amichevolmente. Nel reparto DH oncologico oltre a somministrare le colazioni accompagnavo i pazienti a fare i vari accertamenti clinici. Svolgo il volontariato anche con l’associazione Donatori Amici del Grassi. Una bellissima esperienza è stata quella di attivarmi, per lo screening, con l’associazione L’Albero delle molte Vite della quale faccio parte.
L’Albero: L’esperienza del volontariato ha modificato aspetti del tuo carattere?
Gabriella Bossi: Penso di sì, in un certo modo ho fatto affiorare una diversa sensibilità che non conoscevo prima. In secondo luogo mi ha insegnato a conoscere, nel tempo, tante persone “anonime” ma che hanno arricchito la mia consapevolezza che “la vita è un dono / legato a un respiro / dovrebbe ringraziare / chi si sente vivo” Renato Zero.
Alberto Chitti: Difficile dirlo con esattezza… forse ho acquistato maggior empatia con le persone con le quali entro in contatto.
Fernanda Di Palma: Sicuramente. Mi ha reso più consapevole dei bisogni dell’altro; di quanto riempia il cuore riuscire a far sorridere chi si confronta quotidianamente con la sofferenza fisica e spirituale a causa della malattia. Ho compreso il significato del detto “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.
Paola Ferraro: Sicuramente sì. Soprattutto i rapporti con le persone. La vicinanza con i pazienti che quotidianamente combattono con un “nemico invisibile” mi ha fortificato nei sentimenti consentendomi di avvicinarmi a loro con molta più facilità di contatto, riuscendo a cogliere le qualità migliori delle persone con cui mi rapportavo. Naturalmente tutto ciò ha prodotto un fruttuoso miglioramento nei rapporti con la mia famiglia, gli amici e le persone che incontro giornalmente al di fuori del servizio di volontariato.
Donatella Sagoleo: L'esperienza di volontariato mi ha arricchito moralmente facendomi capire che spesso l'ascolto, il sorriso o un abbraccio creano la giusta empatia con i pazienti, essendo per loro un interlocutore discreto e rassicurante. Frequentare il reparto di Dialisi ed il reparto del DH oncologico è stata per me una esperienza toccante. Stare e stretto contatto con i pazienti è dura. Sono pazienti attaccati alla vita ed alla speranza ed io, grazie a loro mi sento gratificata dai loro sguardi, dalle loro lacrime, dai loro abbracci e silenzi ma soprattutto dai loro sorrisi che mi riempiono il cuore. Ecco, tutto ciò mi manca e spero che, finito questo brutto incubo della pandemia, si possa tornare a regalare Amore.
L’Albero: Grazie di cuore!
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